sabato 12 dicembre 2009

Il compito dell'artista

Strana professione quella dell'arte. Ti colpisce, ti prende e se l'assecondi, ti rivoluziona la tua vita e il tuo modo di vedere le cose.
Di solito quando uno va a lavorare, poi quando torna a casa stacca completamente dal lavoro. Invece un artista, pur avendo diritto alla stessa vita privata, no. Un artista non si può "permettere" di staccare come fanno gli altri lavoratori. Anzi a volte stacca però poi scatta qualcosa che lo fa subito ritornare al suo lavoro. E' come una girandola continua nella sua mente. Qualunque cosa gli fa ricordare, lo fa ispirare in qualsiasi luogo.

E così nei confronti di se stesso, come si deve porre?

A questa domanda vi lascio con ciò che affermava il poeta Arthur Rimbaud, uno dei miei "maestri".

Io dico che bisogna esser veggente, farsi veggente. Il Poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionato disordine di tutti i sensi. Tutte le forme d'amore, di sofferenza, di follia; egli cerca se stesso, esaurisce in lui tutti i veleni per non conservare che la quintessenza. Ineffabile tortura dove egli ha bisogno di tutta la fede, di tutta la forza sovraumana, dove egli diventa fra tutti il grande malato, il grande criminale, il grande maledetto, – e il supremo Sapiente! – Poiché è arrivato all'ignoto! Dopo aver coltivato la sua anima, già ricca, più di chiunque altro! Egli arriva all'ignoto, e quando, impazzito, finirà per perdere l'intelligenza delle sue visioni, le ha pur viste! Che crepi nel suo salto verso le cose inaudite e innominabili: verranno altri orribili lavoratori; cominceranno dagli orizzonti dove l'altro si è accasciato!

Lui parla di Poeta, ma credo che questo suo pensiero, tratto da Lettera del Veggente, può combaciare con tutte le altre forme d'arte.

E nei confronti degli altri come si deve porre?

Rimbaud cercava inoltre di creare una nuova lingua, una lingua che in essa potesse esprimere tutto. <<...Questa lingua sarà dell'anima per l'anima, riassumerà tutto: profumi, suoni, colori; pensiero che uncina il pensiero e che tira.>> (Lettera del Veggente in Opere)
Credo che questo pensiero si può spiegare meglio nella poesia Vocali.

A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali,
Io dirò un giorno le vostre origini segrete:
A, nero corsetto villoso delle mosche lucenti
Che ronzano intorno a fetori crudeli,

Golfi d'ombra; E, candori di vapori e di tende,
Lance di fieri ghiacciai, re bianchi, brividi di umbelle;
I, porpore, sangue sputato, riso di belle labbra
Nella collera o nelle ebbrezza penitenti;

U, cicli, vibrazioni divine di mari verdi,
Pace dei pascoli seminati di animali, pace delle rughe
Che l'alchimia scava nelle ampie fronti studiose.

O, suprema Tuba piena di stridori strani,
Silenzi attraversati dai Mondi e dagli Angeli:
O l'Omega, raggio violetto dei Suoi Occhi.

Il più delle volte chi guarda o sente un'opera se ne chiede il senso. Ma come si può chiedere il senso? Cercare di capire il senso di un'opera è cercare di intrappolare l'opera secondo uno standard prefissato. Piuttosto bisogna chiedersi: quest'opera cosa mi dà? Che cosa mi dice? Dove mi trasporta? Che cosa mi rimarrà?

Un'opera è un'esperienza extrasensoriale e a volte ti rende veggente. La veggenza dell'opera ti prende, ti colpisce e se l'assecondi, rivoluziona la tua vita e il tuo modo di vedere le cose.

O no?

8 commenti:

  1. Eh sì, hai ragione, sarebbe ben triste considerare l'arte un lavoro come un altro, e l'artista come un operaio, oppure qualcosa di simile a un imbianchino o un verniciatore (senza offesa per queste categorie, ci mancherebbe!) ma l'artista è qualcosa di diverso. Bisogna però anche dire che solo pochi veri artisti si possono considerare tali. Molti credono di fare 'arte' troppo semplicemente, e magari credono di aver dipinto un capolavoro solo perché hanno del talento. In realtà per essere veri artisti ci vuole ben altro che il solo talento. E sul rapporto Arte-Vita ti lascio con una profonda frase di Antonin Artaud: "L'Arte non è l'imitazione della Vita. Ma la Vita è l'imitazione di un principio trascendente col quale l'Arte ci mette in comunicazione".

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  2. Eh sì solo il talento non basta, non serve e forse qui ci vuole appunto la Veggenza di Rimbaud. Quante volte ci accorgiamo che un'opera ha raccontato anni, decenni e anche secoli prima un determinato periodo storico. C'è nell'arte qualcosa di mistico, di sacro e sapersi congiungere a questa forza è fondamentale.

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  3. Bhe amici carissimi come confutare le " illuminazioni " di uno dei poeti che adoro ovvero A, Rimbaud . Vi sono corsi e ricorsi , di vichiana memoria , in tutto ciò che è umano e no . L'unica attenzione che si deve avere è la seguente : queste modulazioni insistono su d'una monòtona discendente o ascendente . Poco male ..quella dell'etica è discendente , checchè si dica . Per quanto attiene " l'uomo non artista " non mi allargherei troppo , infiniti sono gli " spiriti elevati che non hanno potuto " ( ricordate i 13 Apostoli , che chiamati non seguirono Gesù ), che poi vestano diversificati panni , bhè tutti abbiamo una favilla di stella in noi . Vi riporto qui una mia piccola annotazione , che forse c'entra o Cristiano .

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  4. Filosofeggiando
    Plotino chi è costui ? Presto presto , libro alla mano e leggo . I più lo ritengono l’emblema , o meglio la persona che racchiudeva l’essenza dell ‘ Esprit Filosofico . Continuo a leggere la sintetica biografia di questo grande , e fra date e giudizi , mi colpisce un’azione che era per lui abitudinaria . Ecco quale : come tutti i filosofi costui aveva degli allievi , che giungendo da diversi luoghi e terre , lo seguivano per imparare , capire . Ebbene Plotino li esortava siffattamente : “ Andatevene , fuggite da quì ! Tornate alla terra amata , che vi dette l’origini , ove insite sono le vostre radici , ovvero la vostra amata Patria !” . Rimasi perplesso per un po’ a pensare sul perché di tale invito . Anche perché io non posseggo vere e proprie “ radici “ , ma Plotino voleva dire sicuramente qualcosa d’ essenziale . Cercai ancora leggendo , seppi che lui aveva come maestro il grande Platone . Di questo avevo letto parecchio : “ Il simposio “, “ In morte di Socrate “ ecc.. . ad un tratto mi rammentai delle parole di una mia insegnante , che si erano depositate ed ora tornavano al mio io sciente . Analizzare , elaborare ripetutamente il “ concetto” inerente la “vera Patria “ , senza lasciarsi attrarre umanamente , da apparenze simili ai “ miraggi “ . Ricordai , ma quale significato avevano tali parole ? A quale Patria fa riferimento , essenzialmente , il pensiero filosofico ? E l ‘ ultima dimora celeste , o forse una città perfetta , divina ? Oppure simile alla terra promessa dell’ebraico popolo ? Conclusi che certamente non si riferiva ad un luogo reale , e quindi esistente nel mondo in cui viviamo , consequenzialmente privo di uno stemma , di un labaro da innalzare nel “ cammin di nostra vita “ orgogliosi di esternare quella specifica reale appartenenza . Continuando nel mio pensare esclusi anche quella delimitazione , quel confine , quella terra di nessuno , oltre la quale noi “cittadini “ immaginiamo regnino dello popolazioni barbare : misteriose ed ostili . Hic sunt leones , si leggeva su carte di terre inesplorate .

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  5. Allora si deduce che per questi grandi Antichi essere Filosofi e quindi far della Filosofia non era relazionabile con nessuna delle professioni cosiddette “ reali e/o liberali “ , quali quella del Chirurgo , del Mercante , dello Scrivano . Allora tenendo presente questo “ concetto” ( a mio modesto avviso fondamentale ) si intuisce che chi “ filosofeggia “ od ha come “mestiere “ le pratiche del Filosofo” vive nel reale mondo senza appartenervi . Ora essendo di estrazione tecnica potrei fare un esempio usando la Trigonometria e dicendo : “ La Filosofia può essere paragonata ad una tangente , ed il cerchio ( circonferenza ) . Quindi essa tocca in un solo punto ed è completamente esterna , ben sapendo che il punto di tangenza è infinitesimale e tendente allo “0”. Inoltre dato che ci siamo creati il “ il tempo “ , se diamo a questa funzione delle stigmate temporali , essa è come un lampo della durata inferiore ad un nano secondo , consci comunque che non esiste una misura per incasellare questo “ istante “. Poeticamente possiamo dire che è un “ battito di ciglia “ in cui si evince “ un diversus loci “ , un utopia , un “non luogo “ , che intuiamo essere la vera Patria dell’Essere Umano . Io che non sono credente ( glissiamo sul Cristo ) è il “ flusso d’ernergia cosmico “ ( Kaos ) , che non è “ luogo “ . Chiudo questo noioso , per molti penso , scritto riportando alla memoria due figure .

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  6. La prima è Paolo di Tarso , che ho sempre invidiato , atterrato ed apostrofato dalla voce di Dio “ : Paolo , Paolo perché mi perseguiti ? E siffattamente si convertì . Dopo si poneva su “posizioni filosofiche classiche” , predicando : “ La nostra vera patria non insiste in questa terra” , facendo ovviamente riferimento al “ Regno dei Cieli “ .La seconda è un grande Filosofo e uomo di scienze : Karl Marx . Egli definiva “ il Comunismo “ : “ il sogno di una cosa “ . Quindi parlava come un Filosofo Cristiano .Concludo , forse cinicamente , amaramente , dopo questa pre chiusa sull’ironia dell’evoluzione del cosiddetto “ pensiero filosofico “ . Ripetendo , quanto più e più volte ho scritto : non serve a niente ! Certo esaudisce solo l’ansia di conoscenza che molti possiede insaziabilmente : ma io che vivo tormentoso e tormentato non vi trovo risposte , anzi vedo nascere e perire continue e continue Ideologie indotte , che portano sempre a sconfitte , perché ci è preclusa la via del sapere . Ma imperterriti continuiamo , compreso lo scrivente checchè dica . Ultima contraddizione .

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  7. Ogni arte ha sempre avuto degli innovatori . Poesia : l'ermetismo , il non sense ( tanto per citare i più severi ) . Pittura: I baffi sulla Gioconda , i tagli sulla tela . poi la " ricerca del sublime " del gruppo di... , non desidero nemmeno nominarlo . Musica : la dodecafonia del Veneziano Nono , le variazioni di Schomberg ..e mi sono tenuto corto ..

    Un caro saluto
    Walter

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  8. Ti ringrazio per questo tuo commento. E vorrei precisare una cosa. Queste mie riflessioni, pensieri, le scrivo per condividerle con tutti voi e non vogliono essere per niente filosofiche. Non sono una che ama scervellarsi, filosofeggiando sui massimi sistemi della vita.
    Diciamo che questi pensieri rappresentano la mia poetica, il mio approccio e sono qualcosa di assolutamente spontanei come piccole gemme che fioriscono. Non mi sto a chiedere perché fioriscono, ma rimango lì incantata ad osservarli.

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