sabato 18 maggio 2013

Il grande Gatsby


Caro Leonardo DiCaprio,
non mi puoi fare questi scherzi. Non mi puoi far palpitare il cuore come se fossi ancora una quattordicenne alle prese con il Titanic.
No, ormai ho 30 anni. Non sono più un'adolescente e tu fra un anno ne compi 40!!!
E guardando questo tuo film, Il grande Gatsby, si può notare come tu, Romeo, sia cresciuto.
Hai perso un po' di quella bellezza efebica che ti contraddistingueva per acquisirne in fascino.
Hai quasi subito una metamorfosi scioccante nell'aspetto e sei continuato per la tua strada.
Comunque non mi puoi fare quei sorrisi ammiccanti e neanche mostrarti così imbarazzato nella scena del tuo primo incontro con Daisy dopo cinque anni. 
Mi fai suscitare tenerezza e io dopo come faccio a uscire dal cinema?
Insomma, mi fai venire voglia di rivedere il film, di rivedere ogni fotogramma in cui tu compari, di scandagliare ogni tua espressione.


Un brindisi?

E così giovedì sono andata a vedere il film.
La sala era strapiena e ci credo: questo film era attesissimo.
A volte le attese possono creare delusioni enormi che bruciano anche dopo anni (vedi il catastrofico Alice burtoniano: sulla carta la combinazione perfetta, nella realtà un'operazione commercializzata)
Inoltre lo stile di un regista può essere un rischio nell'approcciarsi un film vedi il regista australiano Buz Lurhmann.
Il suo sguardo registico si può definire chiassoso, strabordante e assolutamente anacronistico.
Ora di suo ho visto, oltre a questo film, Romeo+Giulietta e Moulin Rouge. I film esclusi sono Ballroom e Australia.
Vedendo questi film si può vedere come al regista non interessi un approccio realistico. Lui punta a rivisitare il materiale d'epoca cercando di proporne le sensazioni.
Per esempio, nel Moulin Rouge diceva che quando noi tutti pensiamo al can can ci viene in mente la musica



ridotta a un taaa-tatatata-tatata (credo di non averlo scritto bene comunque è il ritornello che trovate al minuto 0:40) e poi quel movimento ritmico della gonna e delle gambe.
Ma all'epoca tutto ciò era sconvolgente e la stessa cosa vale anche per Il grande Gatsby.
Non dimentichiamo che ogni decennio ha avuto la sua modernità, la sua rincorsa al progresso e gli ultimi anni del 1800 e i primi del 1900 sono stati sconvolgenti: l'uomo pensava davvero di poter governare sul mondo.
Le scoperte scientifiche, le industrie produssero tanta fortuna e insieme tanta miseria.
Comunque questa storia è quella di un uomo che ha osato immaginare in grande e per questo ci voleva un regista che osasse immaginare in grande, prendendosi dei rischi come quello di inserire della musica hip-hop.
A dir la verità non ho percepito la minima discordanza perché New York era grandiosa, immensa.


La storia del Sogno Americano, dell'osare e tutto per una donna.
Cosa c'è di più grande di questo?
In un mondo corrotto, marcio e ipocrita lei rappresenta il sogno, la speranza, quella che Jay Gatsby conservava e che il narratore Nick Carraway percepiva così chiaramente.
Eppure quanto coraggio ci vuole per lasciare tutto?
All'inizio, Daisy diceva che per sua figlia sperava che diventasse stupida, un'oca giuliva. Lo diceva con uno sguardo rassegnato come se il tempo dei sogni, di osare fosse finito.
Mi sono venuti subito in mente questi anni dove la stupidità, a volte inconsapevole, dilaga.
Sembra tutto più facile come dire ogni volta "Non mi fa male." che ricevi una botta. A furia di dirlo, ti convinci anche e alla fine rimani anestetizzato a tutto.





In pratica cosa posso dire del film?
Beh, non è solo tecnica, solo effetti speciali.
I costumi poi sono eccezionali senza ombra di dubbio come il trucco.
E poi c'è DiCaprio... Se li mangia tutti. Gli altri attori sembra che abbiano una sola espressione per contraddistinguerli. Tobey Maguire/Nick Carraway lo vedi con questa faccetta un po' da bambino stupito, Carey Mulligan/Daisy Buchanan ha l'aria un po' svanita quasi da fuori dal mondo e Joel Edgerton/Tom Buchanan l'aria da duro.
Magari sono anche le caratterizzazioni che lo stesso scrittore Fitzgerrald ha voluto per i suoi personaggi. Non so non avendo letto il libro.
E poi c'è Leonardo DiCaprio/Jay Gatsby. Lo vedi sornione, carismatico, imbarazzato, arrabbiato, protettivo... Insomma, non puoi non innamorarti di lui.
Ho percepito proprio la volontà del regista di tuffarsi in questi anni.
Questo film ha suscitato pareri discordanti ed è anche giusto che sia così poiché un film che accetta di rischiare viene spesso visto bene o male. Ogni parere può trovare la sua fondatezza così come è successo con Romeo+Giulietta e a Moulin Rouge che alcuni critici li hanno visti male proprio per le parole così auliche del primo in un'età moderna e l'aver utilizzato un blob di canzoni nel secondo per non parlare della storia d'amore frettolosa.
Eppure questi due film hanno lanciato qualcosa: il primo sicuramente la trasposizione in chiave moderna dei classici scespiriani e il secondo ha annunciato prima di Chicago l'avvento dei musicals.
Poi se siano stati creati buoni film o no è un altro conto così come il considerare che anche Twilight ha lanciato un trend.

Comunque qui c'è la voglia di raccontare una storia e alla fine è questa la cosa più importante.
Si ritorna alla lettura di una fiaba e chi te la legge, te la interpreta anche cercando di catturare l'attenzione e alla fine tu rimani a bocca aperta.


E ora due canzoni tratte dal film di due donne che non possono essere più diverse: l'eterea Florence Welch con Over the Love e l'ammaliante Lana Del Rey con Young and Beautiful.






Eppure l'una non può avere in sé un po' dell'altra?



Qui per il mio post omaggio a Leonardo DiCaprio



1 commento:

  1. Mi sono trovata abbastanza d'accordo con te soprattutto sulla bravura di Leonardo. Se vuoi passa da me per leggere il mio pensiero.

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Grazie per i commenti

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